Numerose le criticità ricordate nel suo discorso dal presidente dell’Ordine degli Avvocati di Bari Giovanni Stefanì durante l’inaugurazione dell’Anno giudiziario del distretto di Bari, ma anche «l’auspicio che l’accelerazione impressa dal Ministero della Giustizia alla partita relativa al nuovo polo giudiziario possa essere il viatico all’avvio di procedure concrete volte alla realizzazione dell’opera in tempi ragionevolmente brevi».
«L’edilizia giudiziaria al collasso, organici della magistratura e del personale di cancelleria insufficienti che si ripercuotono sulla lunghezza dei processi e la legge sull’equo compenso violata da diverse Pubbliche Amministrazioni rappresentano i problemi più evidenti del distretto giudiziario barese; tuttavia, a destare la nostra crescente preoccupazione sono i tempi biblici per la liquidazione dei gratuiti patrocini, i redditi sempre più modesti con un gap che continua ad allargarsi a scapito delle colleghe».
«Il generalizzato calo nel numero degli avvocati – ha ricordato Stefanì – mette a rischio la tenuta del nostro sistema pensionistico» e, riferendosi a quello del foro barese (6.859 iscritti lo scorso 31 dicembre, quasi 200 in meno rispetto al 2013), ha rimarcato che esso «è figlio, oltre che della perdita di appeal della professione forense, anche di altri fattori negativi vissuti nel nostro distretto: dall’assurdo spezzatino delle sedi giudiziarie all’indecoroso trattamento riservato agli avvocati nel patrocinio a spese dello Stato, con compensi decurtati del 50% e liquidati dopo quattro anni circa. Per non parlare della situazione economica degli avvocati, con un reddito medio a livello regionale inferiore di oltre il 40% rispetto a quello nazionale e un inaccettabile gap di genere, con le avvocate che guadagnano meno della metà dei colleghi uomini».
Ammonta infatti a 13.721 euro il reddito medio conseguito dalle avvocate pugliesi nel 2017 contro i 30.103 degli avvocati, una differenza di 16.382 euro, in crescita rispetto ai 16.064 di due anni prima, segno che nella professione forense pugliese la sensibilizzazione per favorire la parità di genere a livello retributivo non sta sortendo effetti. Desolante anche il raffronto tra il reddito medio nazionale (38.620) e quello degli avvocati pugliesi nel 2017 (22.856 euro) e tra quest’ultimo e quello decisamente più elevato conseguito nel 2010 (30.160 euro) (fonte: Cassa forense).
«Auspichiamo che la recente legge regionale che vincola Regione Puglia ed enti collegati ad osservare la legge sull’equo compenso – ha aggiunto Stefanì – possa ridare dignità a tanti avvocati pugliesi umiliati dalle vergognose ‘short list’ previste nei bandi delle P.A. per assegnare incarichi ad avvocati esterni, con condizioni economiche spesso e volentieri in violazione delle norme sull’equo compenso. Violazioni che il nucleo di monitoraggio costituito presso il nostro Ordine sta segnalando sia ai committenti che al nucleo nazionale presso il Ministero di Giustizia».
Stefanì, infine, ha ricordato l’avversione dell’Avvocatura alla sospensione dei termini di prescrizione dei reati dopo la prima sentenza, «una riforma sciagurata e inaccettabile che priva il cittadino del diritto di ottenere la definizione del processo in tempi ragionevoli».